Le conchiglie giganti prosperano sulle barriere coralline, con le valve piene di luci scintillanti. Su altri molluschi, questa iridescenza funge da camuffamento, distogliendo l’occhio dal corpo della creatura, ma una recente ricerca rivela che queste macchie di iridescenza filtrano e distribuiscono la luce per le alghe che crescono all’interno della conchiglia. Alghe e conchiglie giganti hanno una relazione simbiotica. Le alghe sono il motore dei mari, trasformando la luce solare in utile valenza nutrizionale per quasi tutto il resto. Le conchiglie ospitano le alghe in modo da poter consumare i sottoprodotti della fotosintesi di queste ultime. Le alghe hanno bisogno di luce solare per crescere, ma troppa luce sarebbe dannosa, e quindi le conchiglie, che contengono minuscole cellule iridescenti nel loro mantello, offrono il meglio di entrambi i mondi. Gli iridociti filtrano la luce, mandando le lunghezze d’onda più benefiche alle alghe nel mantello, e disperdendo quelle dannose. Le alghe, a loro volta, si organizzano nel mantello in micropilastri, massimizzando l’area di superficie per l’assorbimento della luce. L’intero sistema produce un mutuo beneficio. Al di là della conoscenza di questa interessante relazione simbiotica, la cosa ha anche delle applicazioni pratiche: le alghe infatti hanno anche un grande potenziale come carburanti biologici, ma spesso per ottenerne un olio che è possibile estrarre sono necessarie soluzioni innovative. Le nuove tecniche per trasformare le alghe in biocarburanti potrebbero passare dal filtraggio della luce proprio come fanno le conchiglie, rendendo luminoso il futuro dell’energia verde. (BioSciBlog 2014, pubblicato online il 3/10)
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